venerdì 5 aprile 2013

MALTRATTAMENTI IN FAMIGLIA: IL CORAGGIO DI UNA DONNA.



Ormai lo sappiamo, se ne sentono talmente tante in giro che quasi non fa più notizia. Tuttavia i maltrattamenti nei confronti delle donne continuano a susseguirsi implacabili. Ma è proprio quando questi maltrattamenti succedono all'interno delle mura domestiche e continuano per anni troppo spesso restano impuniti ed è francamente inaccettabile.  
Cosa di peggio della reiterata violenza sui propri familiari, sulla propria donna, sulla propria moglie, sui propri figli? Credo nulla. Tali atteggiamenti non possono e non devono restare all'interno delle mura di casa.
Proprio per questo motivo, la storia che ho raccontato alla Vita in Diretta  nella puntata dello scorso 3 aprile  e che voglio descrivervi ha un sapore diverso.
E' una storia di coraggio, del coraggio di una donna che ha avuto la forza di ribellarsi e di agire, lottando con i mezzi che la legge, il diritto le mette a disposizione nei confronti dell''uomo che è tutto fuorchè un uomo, ma che avrebbe dovuto essere il marito.
Questa donna ha subito anni  di soprusi, tradimenti, maltrattamenti e violenze, sia fisiche che psicologiche; ma dopo l'ennesimo agghiacciante episodio, ha finalmente trovato il coraggio di dire basta. Dopo più di vent'anni di matrimonio ha denunciato tutti i torti subiti.
Appena sposati, la convivenza andava bene e la giovane coppia sognava una famiglia. Tuttavia, con l'avvento  dei primi problemi (la casa, il mutuo, il lavoro), la situazione andò pian piano peggiorando di giorno in giorno, di mese in mese, di anno in anno.
Sempre più spesso assisteva impotente ai numerosi i momenti di follia del marito, manifestatisi dopo pochi anni dall'unione, in cui l'aggressività dominava tutta la sua persona. 
Troppe erano le urla e gli insulti rivolti alla moglie, ai suoi genitori  e parenti, numerosi gli oggetti che le venivano scagliati contro, come piatti, borse e quanto altro capitava vicino alla sua mano.
Nonostante una timida richiesta di aiuto agli enti specializzati che a più riprese le consigliavano di denunciare quanto accadeva in casa, decideva di non sporgere denuncia a seguito alle reiterate benchè vane promesse del marito di porre fine a questi comportamenti: ma le aggressioni continuavano.
Capitava che il marito buttasse fuori la moglie dalla casa coniugale, lasciandola, priva delle chiavi, a trascorrere le prime ore della mattina  sulle scale del palazzo, fino a quando, intorno alle ore 03:00 (dalle 21:00 che era fuori casa), decideva di riaprirle la porta.
L'ennesimo sconvolgente episodio di violenza ed umiliazione si verificava tuttavia un pomeriggio di inizio estate.  
Quel giorno la coppia stava rientrando da un viaggio, nel quale numerose erano state le liti e le discussioni.
La signora aveva un unico desiderio, stanca di quei continui litigi:  non desiderava altro che tornare a casa.
Si trovavano sul raccordo di Roma, durante un brutto temporale, era lui alla guida quando, non vedendo l'uscita del raccordo utile per poter rientrare, l'auto  proseguiva oltre senza svoltare.
Una volta  accortosi dell'errore, l'uomo iniziava ad inveire contro la donna, accusandola a più riprese di essere la responsabile di quell'errore, in quanto avrebbe dovuto dirgli che dovevano imboccare quell'uscita.
Dalle accuse si sa, si fa veloce a passare alle offese, e così fu.
Le offese diventavano ben presto percosse e l'uomo, accecato da una rabbia incomprensibile ed ingiustificata nei confronti della moglie, iniziava a picchiare con forza il suo pugno destro nel braccio sinistro della moglie, più e più volte, in modo ripetuto, poi la afferrava per i capelli facendole sbattere la testa nel poggia testa.
Poco dopo, non contento, decideva di fermarsi in uno spazio per la sosta e ordinava alls moglie  di scendere dall'auto.
Confusa e terrorizzata, nel bel mezzo del nulla e sotto un incessante temporale, la donna scendeva dall'auto dietro ordine del marito, il quale con tono autoritario, le ordinava di mettersi in ginocchio davanti a lui e di ripetere per tre volte consecutive ciascuna delle seguenti frasi: “sono una stupida”, “non lo faccio più”, “scusami". 
In quel clima di terrore, con la paura di essere abbandonata in una piazzola di sosta dell’autostrada, umiliata  dall'uomo che credeva di amare, non ha potuto far altro che eseguire quell'ordine. Solo dopo aver subito questa ulteriore profonda umiliazione otteneva il consenso a rientrare in auto.
A seguito dell'episodio la signora attraversò il periodo forse più difficile della sua vita.
Ripensando a tutto quanto subito, pur consapevole di dover mettere nuovamente la propria vita in discussione ma al contempo profondamente e dolorosamente umiliata come persona, come donna e come moglie, dopo l'ennesimo tentativo di  suo marito di distruggere la sua dignità e limare ancora una volta il rispetto di una donna verso se stessa, riusciva ad afferrare tutto il suo coraggio e a recarsi al pronto soccorso per trovare conforto medico.
Al pronto soccorso denunciava i maltrattamenti subiti dal marito e mostrava le sue numerose ferite, ancora più che evidenti sul braccio sinistro.
Finalmente aveva trovato il coraggio di denunciare, di farsi aiutare, di uscire da una situazione inaccettabile ma fino ad allora impunita.
Con l'aiuto dell'avvocato, in tal caso il sottoscritto, la signora ha instaurato contro il marito diversi procedimenti volti a tutelare la propria persona, non solo in quanto donna ma anche in quanto moglie.
Oltre ad ottenere un ordine di protezione nei confronti del marito, con il quale quest'ultimo non potrà più avvicinarsi alla moglie oltre a doversi allontanare con effetto immediato dalla casa coniugale, ha altresì instaurato un procedimento di separazione giudiziale dei coniugi per ottenere il più rapidamente possibile una sentenza che le consentisse di poter finalmente ricominciare a vivere e una denuncia penale per lesioni ancora in corso.
Ebbene cari lettori e lettrici, questa storia deve far riflettere.
In un rapporto umano, qualunque esso sia, alla base deve sempre esserci il rispetto per la dignità della persona in quanto in tale. 
Qualora questi atteggiamenti lesivi, peraltro non solo fisici, ma anche psicologici, vengono perpetrati all'interno delle mura domestiche, specialmente se nei confronti di una donna, assumono un contorno indecoroso. 
Proprio la famiglia, che dovrebbe essere il rifugio, l'oasi felice nel quale rintanarsi dopo una dura giornata di lavoro, finisce per diventare luogo di umiliazione e di paura.
Tutto ciò è inaccettabile.
Le donne vanno coccolate e non picchiate, vanno difese e non offese.
Ciò nonostante tali comportamenti, purtroppo, continuano a verificarsi giorno dopo giorno.
Sono tantissime le donne che, per la vergogna, per la paura o talvolta per il bene dei figli, sono costrette a subire umiliazioni simili, se non peggiori di quelle subite per anni da questa donna.
Bisogna trovare il coraggio per ribellarsi. Si può e si deve reagire a questi comportamenti.
Con l'aiuto giusto e il supporto adatto si può finalmente ricominciare a vivere: come persone ma sopratutto come Donne.

Guglielmo Mossuto. 




1 commento:

  1. Vero! Si dovrebbe denunciare
    ma bisogna trovare il coraggio ed avere la certezza che chi ti dovrebbe proteggere lo faccia davvero
    ma non e' cosi'
    Infatti succede sempre che prima ti ammazzano e poi .......
    Ecco perche' l' uomo continua a fare il proprio comodo cercando di assoggettarela donba e rendendola schiava della sua pazzia
    non si arrendera' mai al fatto che una donna debba essere migliore ne' come lui
    quindi non continuate a dire denunciate
    tanto chi ti tutela? Nessuno
    Nessunooooooo

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