A
prescindere dai pensieri religiosi, più o meno condivisibili, l’affidamento di
un minore ad una coppia omosessuale è ora possibile!
La legge che disciplina l’affidamento dei minori, infatti, non esclude persone
dello stesso sesso ma richiede solo «una situazione di fatto paragonabile al
contesto familiare sotto il profilo accuditivo e di tutela del minore; persino un nucleo consentito da due
consanguinei del medesimo sesso».
Inoltre «il fatto che i componenti del nucleo
abbiano il medesimo sesso» non può «considerarsi ostativo all’affidamento di un
minore».
Lo stesso padre della
piccola di tre anni affidata ad una coppia di gay si è mostrato favorevole alla
misura adottata dal Tribunale dei Minori di Bologna.
I due uomini, di
circa 40 anni, da anni conoscono la piccola e la madre; venuti a conoscenza dei
problemi che affliggevano la donna, da subito si erano proposti ai Servizi
Sociali come possibili affidatari.
Il procedimento instauratosi è stato lungo e
difficoltoso, caratterizzato da una lunga istruttoria ma adesso sono mesi,
dieci per la precisione, che la bambina vive con la coppia.
Il giudice ha
affermato «l’assenza di una precisa definizione legislativa volta a escludere
un nucleo composto da persone dello stesso sesso dal concetto di
"famiglia" rilevante ai fini dell’affido», nonché l’assenza di un «qualsivoglia
richiamo al matrimonio», diversamente da quanto avviene per l’adozione che
resta tutt’oggi riservata alle coppie sposate.
Lo stesso ha altresì ricordato che
la convinzione che vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale sia
dannoso per lo sviluppo del bambino costituisce un mero pregiudizio; secondo in
giudici, infatti, l’assenza di figure femminili non crea pericoli per la
crescita della bambina, essendo altresì l’affidamento un istituto “a termine”.
Scelta condivisibile o meno, quella del Tribunale dei Minori di Bologna è certamente una scelta adottata nell'interesse superiore della piccola, interesse che sempre deve vincere, in qualunque causa i bambini si ritrovino ad essere, loro malgrado, parte interessata!
Avv. Guglielmo Mossuto
La legge che disciplina l’affidamento dei minori, infatti, non esclude persone
dello stesso sesso ma richiede solo «una situazione di fatto paragonabile al
contesto familiare sotto il profilo accuditivo e di tutela del minore; persino un nucleo consentito da due
consanguinei del medesimo sesso».
Inoltre «il fatto che i componenti del nucleo abbiano il medesimo sesso» non può «considerarsi ostativo all’affidamento di un minore».
Inoltre «il fatto che i componenti del nucleo abbiano il medesimo sesso» non può «considerarsi ostativo all’affidamento di un minore».
Lo stesso padre della
piccola di tre anni affidata ad una coppia di gay si è mostrato favorevole alla
misura adottata dal Tribunale dei Minori di Bologna.
I due uomini, di
circa 40 anni, da anni conoscono la piccola e la madre; venuti a conoscenza dei
problemi che affliggevano la donna, da subito si erano proposti ai Servizi
Sociali come possibili affidatari.
Il procedimento instauratosi è stato lungo e difficoltoso, caratterizzato da una lunga istruttoria ma adesso sono mesi, dieci per la precisione, che la bambina vive con la coppia.
Il procedimento instauratosi è stato lungo e difficoltoso, caratterizzato da una lunga istruttoria ma adesso sono mesi, dieci per la precisione, che la bambina vive con la coppia.
Il giudice ha
affermato «l’assenza di una precisa definizione legislativa volta a escludere
un nucleo composto da persone dello stesso sesso dal concetto di
"famiglia" rilevante ai fini dell’affido», nonché l’assenza di un «qualsivoglia
richiamo al matrimonio», diversamente da quanto avviene per l’adozione che
resta tutt’oggi riservata alle coppie sposate.
Lo stesso ha altresì ricordato che la convinzione che vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale sia dannoso per lo sviluppo del bambino costituisce un mero pregiudizio; secondo in giudici, infatti, l’assenza di figure femminili non crea pericoli per la crescita della bambina, essendo altresì l’affidamento un istituto “a termine”.
Lo stesso ha altresì ricordato che la convinzione che vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale sia dannoso per lo sviluppo del bambino costituisce un mero pregiudizio; secondo in giudici, infatti, l’assenza di figure femminili non crea pericoli per la crescita della bambina, essendo altresì l’affidamento un istituto “a termine”.
Scelta condivisibile o meno, quella del Tribunale dei Minori di Bologna è certamente una scelta adottata nell'interesse superiore della piccola, interesse che sempre deve vincere, in qualunque causa i bambini si ritrovino ad essere, loro malgrado, parte interessata!
Avv. Guglielmo Mossuto
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