sabato 27 aprile 2013

Il lavoratore in nero è equiparato a quello subordinato a tempo indeterminato : come fare a chiedere la regolarizzazione del rapporto di lavoro







Il lavoro cosiddetto in nero viene considerato dalla legge, a tutti 

gli effetti come un vero e proprio lavoro subordinato a tempo 

indeterminato.

Ad un lavoratore che abbia svolto attività di fatto spettano gli 

stessi diritti, garanzie, retribuzioni e tutele previste dalla legge 

per i dipendenti  che siano stati assunti regolarmente.

Se per esempio, il datore di  lavoro intima oralmente il 

licenziamento a chi abbia lavorato in nero, ebbene detto 

licenziamento è considerato illegittimo e non produce effetti, 

proprio perché esso deve seguire le forme e le modalità previste 

dalla legge per i lavoratori regolari.

Anche le retribuzioni delle persone assunte a nero devono 

essere le stesse di quelle assunte con contratto regolare.

Quindi per esser chiari, tra le due categorie di lavoratori la 

legge non pone differenze sul piano dei diritti e delle tutele solo 

perché il datore di lavoro abbia voluto, per gli uni e non per gli 

altri, regolarizzare il rapporto.


Per ottenere tale equiparazione e quindi il riconoscimento 

delle differenze retributive, il trattamento di fine rapporto e 

qualsiasi altra garanzia prevista per il lavoratore subordinato, 

il lavoratore in nero deve instaurare una causa al proprio 

datore di lavoro.

Durante la causa, per ottenere le differenze retributive è 

necessario dimostrare che il lavoratore abbia svolto l’attività 

all’interno dell’azienda, osservato con continuità gli orari di 

lavoro, aver seguito le direttive impartitegli dal capo così come 

tutti gli altri colleghi assunti con contratto regolare.


Si può ottenere anche il riconoscimento delle ferie, permessi e 

festività non godute, purché si dia la prova che nel periodo di 

lavoro non abbia utilizzato questi riconoscimenti spettanti ai 

lavoratori subordinati. 

A ricordare questo principio fondamentale è stata una recente 

sentenza della Cassazione, la numero 9599/2013 del 19 aprile 

2013.

In tale decisione, la Suprema Corte ha altresì chiarito che non 

rileva che il lavoratore abbia fornito alcune dichiarazioni nel 

libretto sanitario, dalle quali emergerebbe un impegno solo 

saltuario presso l’azienda incriminata ( part time): si tratta 

infatti di dichiarazioni tendenti a proteggere il datore di lavoro.

Dunque tale documento non ha alcun valore confessorio e non 

serve a salvare l’impresa dalla condanna.

L'importante è sottolineare che la prestazione subordinata sia 

stata di fatto svolta, a prescindere se e con quali forme.  

Prevale quindi il cosiddetto “principio della effettività”, cioè 

l'effettività della prestazione. Se la sostanza è quella di un 

rapporto subordinato a tutti gli effetti, la legge lo considera 

tale, riconoscendo al lavoratore tutte le conseguenti garanzie.

Anche la prestazione lavorativa in nero svolta per anni presso 

un parente costituisce un rapporto subordinato a tempo 

determinato. 

Occorre far valere tale diritto tramite la testimonianza degli 

altri dipendenti e tramite i documenti aziendali firmati 

dall'interessato dove emerge che il lavoratore abbia nel corso 

del suo lavoro osservato gli orari di lavoro e le direttive del 

capo al pari dei colleghi assunti in maniera regolare.



Ricordiamo come requisito fondamentale che la causa al datore 

di lavoro  può essere intentata anche dopo la cessazione del 

rapporto di lavoro purché non siano trascorsi cinque anni.

Per qualsiasi problema o chiarimento non esitate a contattarmi,    

potete riprendervi tutto ciò che vi è stato tolto...


Avv. Guglielmo Mossuto

2 commenti:

  1. Buongiorno Avv Mossutto
    io sono stata una lavoratrice in nero per 8anni ora e' in corso la mia causa di lavoro contro questa azienda di investigazioni di torino dove richiedo le diff. retrib., ferie permessi ecc.. Per i contributi mi sono rivolta all ' Inps che mi riconosciuto tre anni su 5 visto che puo andare indietro solo di 5 anni.
    La controparte mi ha proposto una cifra ridicola per chiudere la vertenza ( 6mila€ su 65,000€) io non ho accettato e a ottobre abbiamo il secondo incontro davanti al giudice. Mah!!!!!

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  2. stò facendouna ricerca su come potermi difendre dal mio datore di lavoro che solo dopo il mio infortunio,per latro piuttosto grave,esattamente 15 gg.,ha stilato un contratto di lavoro a tempo indeterminato che ha preteso firmassi dietro ricatto.Avendo lavorato ca 15 giorni in nero avevo diritto ad una breve retribuzione che volevo mi versasse per curarmi non avendo copertura assicurativa visto che mi aveva pregato di non andare al pronto soccorso.Questo è il fatto,lui mi avrebbe dato quei soldi solo qualora avessi firmato il contratto.Dopo aver firmato ho riflettuto sulla questione e nonostante oggi abbia la copertura voglio denunciarlo per frode contro lo stato.ho le prove necessarie.Non può costringermi ad andare contro i miei principi etici e morali e rendermi sua complice.Voglio dissociarmi.Spero in un consiglio legale,grazie.

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