martedì 4 dicembre 2012

FRAMMENTI DI 'RICERCANDO IL CUORE'. DI GUGLIELMO MOSSUTO.

Cari assidui lettori e lettrici di questo mio spazio in rete,
l'interesse che mostrate per le tematiche affrontate quotidianamente è di giorno in giorno sempre più nitido e lo dimostrate con le condivisioni, i commenti e le mail che ogni giorno ricevo  e alle quali piacevolmente rispondo.
A questo scopo, e per renderVi sempre più partecipi,  ho deciso di inserire in questo post uno dei racconti più significativi del mio libro 'Ricercando il Cuore' pubblicato nel 2010, e il cui ricavato (sempre bene ricordarlo) viene interamente devoluto al Meyer di Firenze per il finanziamento della ricerca.
Il racconto di ciò che è accaduto ad Aldo (chiaro nome di fantasia), purtroppo si è realmente verificato.
E Vi prego di credere, cari amici,  che è solo una delle tante storie, al limite dell'inverosimile, cui ho assistito nella mia carriera.

MOGLIE E BUOI.....


Aldo ha aperto da qualche anno un bel negozio di alimentari in Versilia.
Tre sporti su una strada centrale, mette in mostra prodotti di pregio, una buona bottiglieria e una gastronomia preparata con cura, ricca e variata.
Di mezza età, una cinquantina d’anni ben portati, Aldo muove la sua corporatura massiccia con l’agilità di gesti ormai collaudati a servire veloce più gente possibile, tagliando, incartando, pesando, un occhio al cliente per carpirne l’approvazione e uno alle tacche della bilancia.
Ha da molto tempo investito tutto se stesso in quell’esercizio, come se la sua vita non fosse stata distratta da altro, diremmo culturalmente e da un punto di vista esistenziale, ben affiatato con le sue bottiglie e le sue scatole ma forse un po’ rozzo e poco elastico per tutti gli altri aspetti che l’esperienza ti può presentare.
Da un po’ di tempo la sua attenzione è attratta da una nuova cliente, una extracomunitaria che chiede quasi sempre focaccia e affettato, uno spuntino per poi riprendere le lunghe camminate sulla spiaggia a proporre vestitini estivi e parei, di ogni colore e tessuto.
Una di quelle belle donne fiere del loro portamento, eleganti in indumenti dai colori accesi e dalle fantasie etniche, pettinate con treccine allineate e ravvivate da perline di pasta di vetro, con una cura maniacale, forse  in ricordo di antichi riti tribali in mezzo alle radure in terra battuta di un villaggio africano.
Con la cesta sulla testa in equilibrio sembrava slanciare ancora di più la sua figura con un ornamento supplementare, puntellando con le mani sui fianchi un’andatura lenta e costante, in mezzo ai lettini un po’ blasfemi delle turiste rimbambite dal sole.
L’estroversione di Aldo, collaudata da migliaia di approcci con clienti di tutti i tipi e di tutte le età, fa breccia nell’attenzione della donna e- piano piano - produce una conoscenza che esce dal bancone del negozio e si approfondisce, dopo che la serranda è abbassata per il riposo a lavoro finito.
La donna ha una figlia che fa venire in Italia, nel 1998, a 7 anni, di nome Sally (così le cronache riportano) dopo che si è celebrato il matrimonio con Aldo nel 1996.
Lui non ha resistito: tutti quegli anni in piedi dietro il bancone, in quell’ambiente a servizio degli altri, gli appaiono come asfittici, negatori di un respiro più largo e denso di promesse.

Quegli occhi neri di un nero pieno di mistero, da interrogare all’infinito, quel colore blu di una pelle serica e quasi lucente, quel portamento regale, come di una esotica principessa, quell’accento inaudito, una cantilena dolcissima con cadenze francesi, gli spalancano un orizzonte vasto,  finalmente dischiuso verso promesse senza confine, così esclusive e lontane dai tic e dalle piccinerie delle massaie e delle petulanti e vuote signore piccolo borghesi.
Si sposano e nel 1997 nasce la piccola Luisa.
Ma poi.. pensava Aldo, moglie e buoi dei paesi tuoi…
Certo lui non era uno stinco di santo. Quella sua vita di cinquantenne così angusta e in certo modo chiusa, gli avevano provocato un vizio radicale di incompatibilità di fronte ad ogni novità reale che comportasse un cedimento alle sue ormai cristallizzate abitudini.
Un modo di dialogare completamente divergente, tale che provocava in lui rabbie tremende, più per la frustrazione di non trovare un metodo di ragionamento che sulle concrete diversità di opinione sui fatti in se stessi.
Una rigidità reciproca li faceva sbattere l’uno contro l’ altra in toni anche violenti, tali che, nel 2001, la coppia si separa.
Due anni dopo Aldo paga i suoi eccessi in una separazione giudiziaria  in cui subisce una condanna per maltrattamenti a un anno con la condizionale e al pagamento di 5000 euro di multa.
Ma nel 2006, il fulmine scoccato da un dio malvagio condanna Aldo per aver fatto una scelta così irragionevole, lontana dalla sua piccola logica di bottegaio un po’ gretto, poco allenato ai giochi troppo complessi e di difficile interpretazione per la sua arida sensibilità.
Evidentemente sull’abbrivio della causa precedente, come una rappresaglia, come il morso di una belva selvaggia disturbata nella quiete del suo mondo esclusivo, ecco la denuncia contro Aldo per molestie sessuali a Sally, la figlia adottiva.
Siamo nel 2006 e Aldo resta in carcere 3 mesi. Ma soprattutto, assiste pressoché impotente al lento sgretolarsi di tutta la sua vita.
-Sono stato arrestato e ristretto a Sollicciano in una cella con sei persone, due albanesi, un rumeno, un marocchino, un cinese e un italiano.
Dopo 4 giorni mi portano dal GIP: per la prima volta ho avuto le manette, la cosa più umiliante per un uomo di oltre sessant’anni
Non mi hanno fatto cambiare i vestiti per un mese e mezzo.
Il 24 dicembre, la vigilia di Natale, mi trasferiscono in una comunità.
Mille volte meglio il carcere.
Sono stato lì fino a metà marzo e in prossimità del processo mi hanno concesso gli arresti domiciliari a casa di mio fratello.
I carabinieri si presentavano per i controlli due o tre volte al giorno, come in comunità
Questo ha provocato la rottura dei rapporti con mio fratello e la sua famiglia che non vedeva bene un galeotto in casa.
Ho chiesto all’avvocato e ai carabinieri di riportarmi in carcere ma mi dicevano che non era possibile.
Il 10 aprile mi arriva la revoca degli arresti ma devo stare lontano da casa, dal paese della moglie, così ho dovuto affittare una camera e ricomprare tutto.
Affitto, vettovaglie, vestiti, ho speso più di 25.000 euro.
Dopo due anni la mia casa, rimasta chiusa, era in uno stato pietoso: luce, gas e acqua tagliate perché non avevo pagato le bollette, la caldaia in tilt, l’umidità aveva fatto marcire i mobili.
Dodicimila euro per risistemarla.
Il processo intanto era stato rinviato.
Quante cose ci sarebbero da dire sui magistrati e la loro lentezza…
I rinvii si sono succeduti fino all’ottobre del 2008.
Guardando all’indietro, nel 2006 avevo una causa pendente con un muratore per lavori fatti all’immobile e contavo di saldarlo con i soldi messi da parte per evitare il pignoramento, ma quei soldi sono andati tutti agli avvocati, data l’importanza della causa.
Oggi ho una casa che vale 300.000 euro che verrà battuta in asta a 100.000.
Finirò in mezzo a una strada dopo 40 anni di lavoro e di sacrifici.
Tra l’altro ho una pensione di 450 euro con la cessione del quinto per una altra bega legale.
Avevo una udienza davanti al Giudice di pace per una multa del 2003…  avevo la documentazione a mio discarico ma quel giorno ero in visita a Sollicciano…in permesso premio…..
Ho quindi avuto torto e mi hanno messo il fermo amministrativo sulla macchina, ormai ridotta a un rottame.
Ma anche per rottamare ci vogliono i quattrini.
Nel periodo in cui sono stato in carcere, in comunità e in allontanamento da casa credo siano arrivate altre pretese che non ho potuto verificare, tra l’altro una cartella  delle tasse che non so nemmeno di cosa si tratti.
Il periodo in comunità è stato il più nero: da mangiare solo roba scaduta o quasi per esserlo...
Io ero uno degli addetti che tutte le mattine andava in giro per mercati a raccattare frutta e verdura che gli ambulanti scartavano.
Da quel momento anche i denti hanno cominciato a cadermi per la piorrea.
La notte mi sveglio con la sensazione delle manette ai polsi, mi sento peggio di un barbone, una larva, piango di continuo e per nulla.
Ho la paranoia dei postini, mi sembrano messaggeri di sventura, cado in preda all’ansia.. tra poco finirò in un manicomio.
Parlo da solo come uno matto squilibrato e ho problemi di cuore.. meglio schiattare subito.
Tutto questo è cominciato da quando mia moglie ha chiesto il divorzio.
Tutto questo, nonostante che il 23 ottobre 2008 Aldo sia stato assolto perché il fatto non sussiste………………
La giustizia deve fare ancora il suo pachidermico corso perché la moglie si è appellata.
Le molestie non sono state provate perché le testimonianze di madre e figlia non sono apparse convincenti e, invece, contradditorie sotto molti aspetti.
In Italia su 100 accusati di molestie sessuali, si verificano solo 13 condanne. Delle 87 vite comunque distrutte da una carcerazione ingiusta ( il risarcimento chiesto da Aldo sembra acqua per occhi ), dalle conseguenze economiche e sociali, nessuno ne parla.
Senza parlare degli aspetti psicologici, drammatici , che nemmeno un’altra vita vissuta potrebbe mai neppure in parte sanare.
Tratto da 'Ricercando il cuore' di Guglielmo Mossuto.



5 commenti:

  1. Ciao Guglielmo, ho letto il libro e conoscevo la storia... C'è un detto che rispecchia il tutto e tu, giustamente l'hai rammentato nel racconto. Vero, che forse, la persona interessata non era uno stinco di santo... Ma di certo, tutto questo non lo meritava. Come hai scritto e come hai rammentato nel racconto, ma sopratutto come ripetevano sempre all'infinito i miei genitori... MOGLI E BUOI, DEI PAESI TUOI.

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  2. Ciao Renzo,
    mi fa piacere tu abbia letto il libro e mi auguro anche ti sia piaciuto.
    Purtroppo ciò che dici non mi suona nuovo!
    Tanta gente si è ritrovata nei miei racconti.
    D'altra parte è sicuramente vero che l'interessato non era uno stinco di santo, ma con ogni probabilità era innamorato di quella donna. Tuttavia bisogna stare sempre attenti a tutto.
    Al giorno d'oggi anche nell'amore bisogna guardarsi le spalle.
    Ciònonostante di certo non meritava di perdere tutto.
    Impensabile in un paese come il nostro che accadano queste cose dove i diritti, piuttosto che calpestati, dovrebbero essere garantiti.
    Saluti, Guglielmo

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  3. Buonasera.
    caro avvocato..io non ho letto il libro. Però leggendo l'estratto, pur riconoscendo la drammaticità della situazione, ed anche condividendo lo sgomento per ciò che una ingiusta accusa può determinare (specie se così infamante) mi sembra che in questo caso il fatto che la moglie fosse una straniera sia una pura coincidenza. Non mi pare che le stesse cose non succedano in coppie italiane, nè mi pare un tipo di conflitto sorto a causa di differenze religiose, sociali, culturali, come altre volte è.
    Buon lavoro e com plimenti per il blog.

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    1. Confermo che questi tristi fatti succedono anche fra italiani, tutto il mondo è paese...

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  4. Senza parole.....ho letto solo la testimonianza qui riportata.....l'amore troppo spesso ga BRUTTI SCHERZI!!

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