lunedì 28 ottobre 2013

SOLLICCIANO, AL LIMITE DELLA DIGNITA’ E DELLA SICUREZZA!


                                                         CARCERE DI SOLLICCIANO




Molti sono stati negli ultimi mesi gli episodi di insofferenza  e protesta che si sono susseguiti tra i detenuti del carcere fiorentino di Sollicciano; la causa di ciò è senza dubbio la condizione disumana e degradante nella quale si trovano a vivere i detenuti.

DEGRADO IGIENICO - STRUTTURALE: infiltrazioni d’acqua, muffa sulle pareti di corridoi, celle e sale di attesa, vetri rotti e spazzatura accatastata. 

Le mura diventano come spugne, umide ed usurate si deteriorano, consentendo cosi all’acqua di filtrare all’interno arrivando persino a bagnare i materassi nei quali dormono i detenuti.

Nella cucina sono pochissimi i macchinari funzionanti, per non parlare del parco veicoli.
La stessa ASL di Firenze è intervenuta, al fine di verificare lo stato e l’igiene dell’ambiente.

Come se non bastasse, a quanto sopra elencato si aggiunge una vera e propria “emergenza piccioni” che affollano gronde, tettoie e finestre creando problemi, oltre che per la pulizia, anche per la salute, una salute troppe volte negata a causa dell’insufficienza delle visite mediche, eseguite con eccessiva superficialità.

SOVRAFFOLLAMENTO: le pesanti multe inflitte dall’Unione Europea all’Italia non sembrano aver sortito grandi effetti; restano infatti notevolmente alte le percentuali di sovraffollamento dei carceri italiani. Per quanto riguarda Sollicciano, siamo ben oltre il 100%!

Si tratta infatti di una struttura concepita per ospitare meno di 500 persone che oggi si trova ad accoglierne oltre 1000. 

E’ così che in una cella di circa 12 mq, toilette compresa, progettata per una sola persona, possiamo trovare anche 3 detenuti. In ogni sezione ci sono soltanto 5 docce, nelle quali manca l’acqua calda, ormai da mesi.

Sollicciano non è un carcere di massima sicurezza, ci troviamo infatti essenzialmente borseggiatori, tossicodipendenti o comunque imputati di reati minori.

Il 70% dei detenuti è costituito da extracomunitari mentre oltre il 30% è costituito da tossicodipendenti che non dovrebbero scontare la loro pena all’interno del carcere bensì in comunità, in luoghi in cui possano guarire dalle patologie dalle quali sono afflitti e riappropriarsi della loro vita.

MANCANZA DI ORGANICO: a fronte di un sovraffollamento delle celle, si presenta una decisa mancanza di personale. 

Soltanto 2/3 della dotazione operativa prevista è realmente effettiva. E questo, insieme alla diaria prevista, è uno dei motivi per i quali hanno subito una notevole riduzione le attività ludiche o lavorative dei detenuti, non essendo sufficiente il personale per garantire un’adeguata vigilanza. In tal modo, c’è chi trascorre all’interno della cella, nella quale a volte non trova neanche il posto per distendersi, fino a 20 ore su 24.

Ed è cosi che a luglio è iniziato lo “sciopero del vitto” dei detenuti contro il sovraffollamento, al quale si è poi affiancato quello del “sovravvitto” contro i prezzi imposti per i prodotti in vendita all’interno dell’istituto penitenziario.

Allo sciopero, un mese dopo si è aggiunto l’incendio di un materasso, che ha creato disagi e persino il ricovero di alcuni detenuti presso l’ospedale.

Le condizioni di vita superano qualunque livello di sopportabilità e superano di gran lunga quanto disciplinato dalla legge; un ambiente che, come sancito dall’art. 27 della Costituzione Italiana, dovrebbe rieducare il detenuto e favorirne il reinserimento nella società, diventa, purtroppo, un vero e proprio incubo e troppe volte, l’ultima dimora di alcuni di loro.

Una considerazione bisogna però farla: se l'Unione Europea, invece di multarci, si prendesse carico insieme a noi italiani di tutti questi stranieri che arrivano attraverso un piano di recupero concreto da suddividere tra tutti gli Stati membri, il problema verrebbe notevolmente ridimensionato e le penose condizioni delle nostre carceri migliorerebbero sensibilmente. 

Avv. Guglielmo Mossuto

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