giovedì 22 novembre 2012

CONTRAVVENZIONE E DATI DEL CONDUCENTE. QUANDO COMUNICARLI?

Con il mio intervento di oggi tenterò di rispondere ad un quesito che negli ultimi tempi mi è stato posto assai di frequente in materia di multe e contravvenzioni.
Accade di sovente che il proprietario di un veicolo, auto o moto che sia, riceva a casa delle sanzioni amministrative a seguito di infrazioni al codice della strada, dei quali però non sono stati gli autori (ad es. presto la macchina ad un amico o parente).
In questi casi il proprietario deve fornire all'Ufficio di Polizia competente, le generalità del conducente al momento dell'infrazione con riferimento al verbale di contestazione, al fine di poter elevare la sanzione accessoria di diminuzione dei punti sulla patente.
Qualora tale indicazione non venisse fornita entro un dato termine (pari a 60 gg dalla notifica), saremo obbligati a pagare una multa accessoria in luogo della decurtazione di punti.
Ma ciò che fino ad oggi non era chiaro è da quando inizia a decorrere il termine per la comunicazione dei dati del conducente?
La persistente incertezza sul punto è stata finalmente fugata da una recentissima sentenza della Corte di Cassazione.
Il proprietario dell'auto oggetto della sanzione aveva proposto opposizione avverso il verbale della Polizia Municipale con il quale gli era stata contestata la violazione dell'art.180 c.d.s. per non aver fornito all'Ufficio, le generalità del conducente.
Secondo il Tribunale di Potenza "la sanzione pecuniaria irrogata sul presupposto della mancata ottemperanza all'obbligo di collaborazione, deve considerarsi illegittima in quanto l'obbligo, sino a che la contestazione non è definita, può sempre essere assolto dal proprietario interessato  e non potrà considerarsi inadempiuto scaduti i 60 giorni dalla notificazione del verbale."
Piazza Cavour ha invece ribaltato le considerazioni del Giudice di merito.
La Corte di Cassazione, VI sez. civ., ha accolto il ricorso del Ministero dell'Interno, in quanto "in tema di sanzioni amministrative conseguenti a violazioni del codice della strada, il termine entro cui il proprietario del veicolo è tenuto - ai sensi dell'art. 126-bis, secondo co.- a comunicare all'organo di polizia che procede i dati relativi al conducente, non decorre dalla definizione del procedimento do opposizione avverso il verbale di accertamento, ma dalla richiesta rivolta al proprietario", senza che quest'ultimo possa soprassedere alla richiesta in attesa della definizione della contestazione dell'illecito.
Si evince dunque che il termine ultimo in cui presentare i dati del conducente  decorre SEMPRE dalla richiesta effettuata dalla Polizia Municipale e NON dalla definizione dell'eventuale procedimento di opposizione avverso il verbale.
Tale individuazione del termine è di fondamentale importanza.
La tempestiva proposizione di un'opposizione a sanzione amministrativa garantisce che il ricorso stesso venga analizzato dal Giudicante nel merito e che non venga rigettato per avvenuta scadenza del termine, che, in casi analoghi ha spesso portato ad un vuoto di giustizia.
In definitiva, se vogliamo fare opposizione agiamo il più in fretta possibile.
Guglielmo Mossuto


mercoledì 21 novembre 2012

E-MAIL ALL'EX? NON è REATO DI MOLESTIE.

La Corte di Cassazione ha finalmente messo un punto su un questione che, specialmente negli ultimi tempi, aveva affollato le aule dei Tribunali.
Con la sentenza n. 44855 del 16/11/2012, gli Ermellini hanno sancito la NON configurabilità del reato di molestie sessuali per l'ex fidanzato che continua a inviare e-mail all'ex compagna.
Nella fattispecie analizzata in sentenza, la Suprema Corte ha accolto il punto del ricorso in cui la difesa lamentava l'errore in cui era inciampata la Corte d'appello di Milano nel qualificare con il reato di molestie anche la condotta costituita dall'invio e-mail.
Tali messaggi infatti, a differenza degli sms ( short message service) inviati su utenze telefoniche mobili, non hanno carattere di invasività, e quindi, il fatto non è previsto dalla legge come reato.
Tuttavia , la prudenza non è mai troppa.
Onde evitare spiacevoli inconvenienti ed eventuali denunce penali, meglio non sbizzarrirsi troppo in lunghe lettere via mail, nelle quali magari insultate i vostri ex. Pur non essendo reato tempestarli di mail, forse certe cose è sempre meglio dirle di persone.
Guglielmo Mossuto

domenica 11 novembre 2012

#AVVOCATOMOSSUTOVITAINDIRETTA - puntata del 12 Ottobre 2012 - Avv. Guglielmo Mossuto. Un caso di accanimento di Banche ed Assicurazioni.




In questo mio primo intervento alla nota trasmissione in onda su Rai 1 "La vita in diretta" mi sono occupato di  un caso tanto interessante quanto shockante, tanto da attirare ben presto l'attenzione dei media a livello nazionale.
Purtroppo la vittima era ancora una volta una povera donna, mentre il "carnefice" era un noto istituto bancario ed una grande compagnia d'assicurazione.
 E' la storia di una ragazza di 26 anni, che il 18 settembre 2004 muore in un incidente in moto: un’auto pirata la travolge e la uccide. 
Qualche giorno dopo la morte, accade che la madre di questa ragazza, va alla banca dove la ragazza, due anni prima di morire, aveva acceso un mutuo da 93mila euro per comprare una casa . 
 A quel mutuo si accoppia una polizza assicurativa per il rischio morte: «Non si preoccupi signora — le dicono l’allora direttore della filiale e un altro funzionario —: c’è l’assicurazione, non deve pagare più nulla». E infatti, dal mese successivo alla morte della ragazza, dal conto corrente la banca non preleverà più la rata.
NULLA più accade fino all’8 marzo 2010, quando la signora  riceve una raccomandata e scopre così di aver appena ricevuto un atto di precetto da parte di una società di recupero crediti facente capo alla banca.
 Nell’atto si accusa la donna di non aver più pagato il mutuo e che il debito è salito a 116mila euro. Un mese più tardi scatta addirittura l’atto di pignoramento immobiliare. Perché? Perché la compagnia assicurativa dice di non aver mai ricevuto la documentazione necessaria per la liquidazione di quel che rimaneva del mutuo. Peccato che i funzionari della banca le avessero detto il contrario, cioè che tutto era in regola, e peccato che negli ultimi cinque anni nessuno le avesse sollecitato alcunché. E qui avviene la svolta. La donna torna a parlare con i primi due funzionari e lo fa ‘armata’ di un registratore nascosto. La trascrizione dei colloqui finirà mesi più tardi in tribunali e per la banca e la compagnia assicurativa il colpo è definitivo: si ammette che la polizza c’era, che la documentazione è stata probabilmente perduta e che pertanto sarebbero avvenute gravi negligenze da parte degli uffici delegati alla gestione della pratica. 
A settembre 2010 la nota compagnia assicurativa cede e liquida circa 87mila euro, l’ammontare residuo del mutuo al momento della morte della ragazza. Ma non è ancora finita. Un mese dopo viene depositata ugualmente un’istanza di vendita dell’immobile perché ‘ballano’ ancora 26mila euro di interessi e spese legali che la banca vuole far pagare alla donna. Scatta così un’opposizione incidentale all’esecuzione che finisce come doveva finire: la società di recupreo crediti si arrende e paga. E’ il settembre dell’anno scorso.
A seguito di questa incresciosa vicenda è stata depositata presso il Tribunale di Prato un atto di citazione per danni, in favore della Signora diretta a banca e compagnia assicurativa.
Francamente trovo assolutamente INCONCEPIBILE in un paese come l'Italia, che questi colossi economici quali banche edassicurazioni nazionali ed internazionali non si preoccupino delle reali condizioni delle persone pur di realizzare i propri interessi SOLO ED ESCLUSIVAMENTE ECONOMICI.
A mio parere è giusto che paghino, ed anche tanto, quando succedono questi episodi incresciosi che non fanno altro che far perdere ancora di più la fiducia, da anni ai minimi storici, in banche  e compagnie assicurative.
Coloro che dovrebbero sostenerci nei momenti di difficoltà non solo ci voltano le spalle ma appena possono ne approfittano.
Guglielmo Mossuto

#AVVOCATOMOSSUTOLAVITAINDIRETTA La Vita in Diretta - puntata del 1 Novembre 2012 - Avv. Guglielmo Mossuto. IL FURTO D'IDENTITà: LA TRUFFA DEL DATORE DI LAVORO.




Ebbene si. Ancora una volta la realtà ha superato la fantasia.
La situazione in cui, da un giorno all'altro, si è trovato il signor Tarantino, protagonista di questa storia assurda, ha dell'incredibile.
Che il nostro sia ormai un paese in piena crisi è notizia di tutti i giorni, e (purtroppo) quasi non fa più scalpore che un onesto lavoratore  da un giorno all'altro venga messo in Cassa Integrazione.
Ma che il lavoratore stesso lo venga a sapere dall'INPS, peraltro con truffa annessa, è qualcosa di inammissibile.
Al momento della comunicazione da parte dell'Istituto Nazionale di Previdenza dell'avvenuto passaggio al regime di cassa integrazione, il Sig. Tarantino scopriva che l'intera indennità, erogata mensilmente dall'Ente, veniva sistematicamente  versata su di un conto corrente intestato al Tarantino stesso, in una filiale di una banca di un paesino del Nord-Italia. Peccato che il mio cliente in quel paesino non ci sia mai stato e forse nemmeno ne conosceva l'esistenza.
Stupito e senz'altro incuriosito dalle affermazioni dell'impiegato dell'Inps, il Sig. Tarantino indagava più a fondo fino a scoprire che non solo i soldi venivano versati su questo fantomatico conto a lui intestato (furto d'identità), e che gli stessi soldi venivano subito dopo girati sul conto corrente intestato al proprio datore di lavoro (!!!!!).
La stessa persona che pochi mesi prima aveva dato il benservito al Sig. Tarantino...
Oltre al fatto che sarebbe impensabile attuare questo giro di danaro senza la necessaria connivenza di un impiegato della banca stessa, la storia ha senza dubbio dell'incredibile.
IL Sig. Tarantino licenziato e truffato.
In sostanza questo datore di lavoro, appropriandosi indebitamente dell'identità del mio cliente, attraverso l'apertura di un conto a suo nome, rubava a quest'ultimo l'indennità di disoccupazione da egli stesso procurata.
Non si finisce mai di imparare!
Ovviamente nei confronti di questi personaggi si sta agendo in via legale e si sta occupando la magistratura, non solo per i reati commessi ma anche per furto d'identità e conseguente risarcimento danni al malcapitato.
Ciò detto, non resta che qualche breve ma fondamentale riflessione.
Ascoltando queste storie e conoscendo personalmente queste persone, non posso che rammaricarmi.
In un paese dove gli onesti sono ormai in pochi, sono sempre questi ultimi a pagare per tutti.
In balia di gente che, come avviene per Banche ed assicurazioni, si approfittano della buona fede delle persone per potere arricchirsi alle loro spalle, lasciandoli, il più delle volte, senza nulla.
Senza lavoro, e senza i risparmi di una vita (aggrediti dalle banche alla prima rata non pagata) cosa ci rimane? Nulla, solo un pugno di mosche e tanta rabbia.
Guglielmo Mossuto